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Lapide sul Dolada

A chi si avventura, e sono pochi ormai, sulle Pale del monte Dolada può capitare di imbattersi in lapidi scolpite a ricordo di quanti persero la vita nella pericolosa attività della fienagione.

Fino agli anni '60 del secolo scorso la misera economia agricola di queste zone era costretta a sfruttare ogni centimetro quadrato di terreno per coltivare quello che serviva per vivere. Anche "le Pale" del monte Dolada erano sfruttate per ricavarne quel po' di fieno in più per nutrire il bestiame, ed erano divise fra vari proprietari.

La pendenza delle Pale

Tuttavia l'operazione non era per niente facile, data la pendenza quasi proibitiva, per cui si doveva salire con attrezzi da arrampicata: rudimentali ramponi legati agli zoccoli e corde e picchetti per trattenere il fieno; lo sfalcio era condotto usando falcetti a mano tenendosi con l'altra mano sul terreno per non perdere l'equilibrio. Il fieno veniva raccolto e trattenuto con delle corde, successivamente calato in un punto di raccolta e portato a valle su delle slitte.

Molte persone rimasero ferite in queste operazioni, qualcuno perse la vita precipitando per aver perso l'appiglio, altri ancora travolti dalle slitte cariche lungo i ripidi sentieri, i "ludèr".

La lapide di Ermenegilda Questa lapide porta scritto: "Alla memoria della fu De Mark Ermenegilda, M.D.B.D. N. 1865, M. 16.S.1866".

I protagonisti di quelle imprese ricordano anche qualche storia meno tragica, ma ugualmente drammatica. Una volta accadde che i picchetti che tenevano un "marùc" di fieno si staccarono e il mucchio di fieno, senza più controllo, precipitò a valle travolgendo anche il paiolo per la polenta in cui stavano cucinando il pranzo della giornata, scaraventandolo a valle assieme ad attrezzi e stoviglie, già pronti per il pranzo.

Perciò chi sale fin quassù lo deve fare rivolgendo un pensiero a quanti, con i loro sacrifici, scrissero la storia del monte Dolada.


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